Tra gli emendamenti che hanno modificato il decreto Zan durante la discussione alla Camera è stato recepito anche quello a firma Lisa Noja (Italia Viva) sull’inserimento della fattispecie di discriminazione e incitamento all’odio legata alla disabilità. Questa discriminazione ha un nome.
Abilismo. Che vuol dire?
Indica le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità.
Origine della parola
È un neologismo, non ancora recepito dal Devoto-Oli, che deriva dall’inglese americano ableism mentre nel Paese di Elisabetta II si usa disablism.
Queste due parole, in inglese, hanno iniziato a diffondersi alla fine degli anni ’80. Da allora individuano, indicano, sottolineano ogni atto discriminatorio ai danni delle persone con disabilità sia quelli che vengono percepiti come tali sia quelli che, pur non essendo percepiti come tali, sono e rimangono atti di abilismo.
Per fortuna nel 2020 è difficile che una persona venga presa in giro perché disabile. L’ultima mappa dell’intolleranza di Vox riscontra che di tutti i tweet di odio registrati solamente l’1,95% sono rivolti contro le persone con disabilità). Purtroppo l’atteggiamento nei confronti della disabilità soffre ancora di una serie di pregiudizi difficili da riconoscere e abbandonare.
Che cosa è abilismo? Dalle barriere architettoniche…
Intanto ricordiamoci che è abilismo non rimuovere tutte le barriere architettoniche e sensoriali che precludono le persone con disabilità di accedere a edifici o luoghi pubblici.
È abilismo occupare il parcheggio dedicato alle persone con disabilità, senza averne titolo, anche quando lo occupiamo per 10 minuti impedendo comunque a una persona che ne ha diritto di trovare parcheggio.
Ce lo spiega chiaramente Fiamma Satta nel suo libro, crudo e struggente, Diario diversamente affabile, ADD edizioni, Torino 2012.
È sempre abilismo usare il nome di determinate disabilità per offendere – Non fare il Down!; Sono circondato da cerebrolesi!
È sempre abilismo usare modi di dire che trattano la disabilità come qualcosa di negativo – è costretto in carrozzina; nonostante la sua disabilità ecc.
C’è abilismo ogniqualvolta vediamo nella persona con disabilità solamente la disabilità, senza interessarci delle reali capacità di quella persona, di quello che ha da offrire.
…alla retorica pietista.
Anche se chi lo fa giura e spergiura di voler riconoscere alle persone con disabilità la forza e il coraggio con cui superano la loro sofferenza questo pietismo ingombrante e ignorante serve solamente a noi “normodotati”, altro termine abilista, a (di)mostrare la nostra magnanimità. Contribuisce anche a indicare le persone con disabilità come inequivocabilmente inferiori.
Nessuno penserebbe di usare questa retorica nei confronti di una persona che porta gli occhiali, una parrucca, o un apparecchio ortodontico.
Eh sì, anche quello, perché le disabilità possono essere temporanee.
Dire a una persona su una sedia a rotelle che la consideriamo coraggiosa, perché noi nelle sue condizioni non riusciremmo a uscire di casa non è un complimento è una piccola aggressione che umilia, offende, fa sentire le persone con disabilità diverse, sfigate.
Questo modo di fare e pensare rende la disabilità, onnipresente, un ostacolo impossibile da superare, e non una semplice caratteristica dell’individuo, come l’essere la provenienza geografica, l’etnicità il genere o l’orientamento sessuale.
Peggio, questo modo di pensare considera la “disabilità” solamente nella sua parte fisica o cognitiva o intellettiva e mai nel suo suo portato sociale di pregiudizio e discriminazione.
La disabilità non è un fattore che sminuisce.
Cosa possiamo fare per non essere persone abiliste?
Ricordiamoci che siamo tutti e tutte esseri umani, che la disabilità non rende migliori o peggiori.
Che una protesi, un bastone o una sedia a rotelle non ci esenta dalla possibilità di essere persone poco gradevoli.
Ripuliamo il nostro linguaggio da certe metafore, un nano e un’isterica nelle nostre frasi, per quanto considerati termini innocui fanno male quanto una macchina parcheggiata in un posto per disabili senza tagliando.
Anche nel contesto lavorativo possiamo fare molto.
Dal 1992 la Legge 104 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, riconosce delle agevolazioni in ambito lavorativo anche per chi ha necessità di assistere un proprio o una propria familiare disabili. Donne e uomini.
Fissare riunioni sempre alle 19.00 o proprio nella nella giornata in cui il lavoratore o la lavoratrice hanno diritto al permesso di legge non è mai una buona idea. Non pensare siano persone privilegiate che abusano dei loro diritti.
L’inclusività significa riconoscere a qualunque persona la possibilità di essere stronza. Anche alle persone disabili.
In fin dei conti significa debellare l’ignoranza, incrementando il rispetto verso le persone. Tutte le persone.
In che modo la legge Zan protegge le persone dall’abilismo?
Anche nel caso dell’Abilismo la Legge interviene a contenere e contrastare solamente quelle condotte che realizzano, contribuiscono a creare o costituiscono un pericolo fondato e concreto che si realizzino, degli inasprimenti dei rapporti sociali, come aggressioni violente e discriminazioni sui luoghi di lavoro o nell’accesso ai servizi.
Il discorso d’odio, anche in base al pregiudizio abilista, è un reato e la persona che lo commette verrà indagata e perseguita per questo, sarà dichiarata responsabile nei confronti delle persone bersaglio di abilismo e avrà delle conseguenze concrete.