Dopo aver analizzato la distribuzione geografica guardiamo all’identità delle perone bersaglio di odio e discriminazione omotransfobiche
Si nota subito una fortissima prevalenza degli uomini gay (o bisex, anche se nessuno si è dichiarato bisex non è detto che non lo sia).
Le persone gay rappresentano il 73% delle persone bersaglio di odio omofobico (ricordiamo che la popolazione maschile del Paese rappresenta il 48,7% del totale).
Le donne lesbiche (o bisex, anche per loro vale lo stesso discoro per gli uomini) bersaglio di odio lesbofobo costituiscono il 12%
Le persone Trans m to f sono il 14% quelle f to m il 3 %.
Questi ultimi due dati sono molto rilevanti visto che secondo L’Istat ha calcolato che la percentuale di persone transessuali presenti in Italia sia lo 0,1% del totale.
Riprendiamo la ripartizione già usata nel distinguere i vari tipi di aggressione:
- aggressioni singole (riportate in rosso),
- aggressioni plurime (in blu),
- omicidi (in nero),
- suicidi (in giallo),
- tentati suicidi (in rosa),
- atti discriminatori o diffamatori non fisici (in verde).
Gli omicidi riguardano per più della metà le donne trans (in viola).
Gli altri atti violenti (aggressioni a singole persone o a coppie e gruppi) riguardano più gli uomini gay (o bisex) (in celeste) e le donne trans rispetto alle donne cisgender (in rosa).
Però il numero delle donne lesbiche vittime di aggressioni plurime è cinque volte superiore a quello relativo alle aggressioni singole.
Si tratta quasi sempre di aggressioni di coppia, avvenute in un momento in cui le due vittime erano maggiormente riconoscibili.
Le età delle persone bersaglio di omotransfobia
La fascia d’età maggiormente interessata è quella tra i 20 e i 30 anni, seguita a una certa distanza dalla fascia 10/20 e poi da quella 30/40. Oltre i 40 anni, il fenomeno va scemando.
Bisognerebbe indagare sul significato di queste cifre.
Se le persone giovani sono un bersaglio più facile, o magari denunciano di più.
Le fasce più giovani subiscono aggressioni fisiche fato che diminuisce nelle fasce d’età più grandi.
Il numero dei suicidi è altissimo nella fascia dei giovanissimi e decresce costantemente in quelle successive.